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GIANLUIGI MATTIETTI

È nato a Roma, vive a Parma, insegna Storia della Musica all'Università di Cagliari, dopo essere stato per anni docente di Composizione nelle aule dei Conservatori. Il suo interesse per la musica classica, e soprattutto per quella contemporanea, lo ha spinto ad esplorare territori oltrefrontiera, ad avventurarsi spesso nei paesi nordici, molto spesso in Finlandia. Dopo una Laurea in lettere, un diploma in Composizione e uno in Musica elettronica, un dottorato di ricerca in Musicologia, ha pubblicato diversi volumi e saggi su compositori di oggi come Aldo Clementi, Toshio Hosokawa, Ivan Fedele. All'attività di ricerca, affianca quella di critico musicale, collaborando con diverse riviste del settore, come Amadeus, Classic Voice, Il Giornale della Musica.


Sotto un sole tenue, che d'estate sembra non voler mai tramontare, tra le sterminate foreste e gli infiniti meandri del laghi, in un paesaggio silenzioso dove tutto si piega alle linee e ai ritmi della natura, la Finlandia si scopre anche un paese ricco di musica. C'è un interesse diffuso, che è anche frutto di un esemplare sistema di educazione musicale (dalla scuola elementare fino alla prestigiosa Accademia Sibelius) e di un costante impegno dello Stato nei confronti della musica, riconosciuta come un elemento fondamentale nella formazione. Al di là della fama internazionale raggiunta da alcuni interpreti come Esa-Pekka Salonen, Olli Mustonen, Karita Mattila, Kari Kriikku, Jukka Savijoki, una delle conseguenze più interessanti di questa cultura musicale è il suo dinamismo, la capacità di fare ricerca, di aprirsi ai nuovi fermenti musicali, di impedire la frattura tra tradizione e modernità.

Certo la Finlandia musicale non ha una lunga storia, ma dall'Ottocento a oggi è riuscita a crearsi una precisa identità. All'ombra di Jean Sibelius hanno operato compositori come Leevi Madetoja (1887-1947) e Aarre Merikanto (1893-1958), da cui ha preso le mosse un vero rinnovamento linguistico: che ha dato vita ad una nuova tradizione operistica, grazie soprattutto a Joonas Kokkonen (1921) e Aulis Sallinen (1935); che ha assimilato le tecniche dell'avanguardia incanalandole in percorsi musicali molto diversi, da Erik Bergman (1911) a Einojuhani Rautavaara (1928), da Paavo Heininen (1938) a Kalevi Aho (1949); che è approdata ad una nuova generazione di compositori, affermati anche al di fuori dei confini finlandesi, tra i quali spiccano le figure di Kaija Saariaho (1952) e Magnus Lindberg (1958) e poi ancora di Perttu Haapanen (1972) e Sampo Haapamäki (1979).

Insomma, non è un caso che in Finlandia fioriscano i festival musicali, più di quaranta manifestazioni disseminate in ogni angolo del paese. È forse l'aspetto più evidente della vitalità musicale della Finlandia, anche considerando l'ampio seguito di pubblico, non solo scandinavo, che si sono conquistate negli anni rassegne come il festival di musica da camera di Kuhmo, quello operistico di Savonlinna, ma anche il festival Musica Nova di Helsinki e quello di Viitasaari, volti entrambi ad esplorare i nuovi territori della musica contemporanea.