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Se la letteratura contemporanea finlandese produce romanzi sull’immigrazione



Il 21 marzo Internazionale.it ha pubblicato un articolo a firma di Nadia Terranova dal titolo In giro per Helsinki con italiani, profughi e analisti junghiani. Per realizzare il reportage, la giornalista ha anche incontrato Rosa Liksom nel suo studio a Kaapelitehdas:

"[...]la letteratura finlandese contemporanea non produce romanzi sull’immigrazione perché, [...] non è percepita come una questione realmente scottante. Questo non significa che non ci si occupi di identità e alterità: oggi si cerca di abbattere i tabù sui conflitti che hanno segnato la storia della Finlandia e dei paesi confinanti, e indagare chi sia realmente l’altro, lo straniero, il vicino di casa.
Lo dimostrano i crudi best seller di Sofi Oksanen, da La purga a Quando i colombi scomparvero (Guanda e Feltrinelli), che portano alla luce eventi rimossi, risalenti all’occupazione sovietica della vicina Estonia.

Sulla stessa linea Rosa Liksom, che in Scompartimento n.6, tradotto in Italia da Iperborea, racconta il lungo viaggio sulla Transiberiana di una silenziosa studentessa finlandese e un irruente proletario russo; i loro dialoghi diventano la metafora del modo in cui i due paesi si sono urtati e incrociati, della loro complicata storia di odio, amore, gelo, dominazioni, ribellioni e giochi politici.

Vado a trovare Rosa Liksom a Kaapelitehdas, letteralmente Cable Factory, una vecchia fabbrica di cavi della Nokia, dismessa quando l’azienda cominciò a lanciarsi nella telefonia. Allora questo enorme complesso industriale nella periferia di Helsinki fu occupato da un gruppo di artisti, oggi è il più importante centro culturale del paese, dove trovano posto gallerie, teatri, centri di danza e perfino l’istituto di cultura francese. Liksom, occupante della prima ora e poi premio Finlandia 2011 (l’equivalente del nostro Strega), ha mantenuto lì lo studio dove, oltre a scrivere, dipinge e crea oggetti d’arte. Quando le chiedo di commentare il respingimento dei migranti annunciato dal governo è seriamente sarcastica: "Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo accolto mezzo milione di rifugiati dalla Carelia, e adesso dicono che non sanno come gestirne trentamila?".

Di seguito il link a Internazionale.it per leggere l'articolo intero:
In giro per Helsinki con italiani, profughi e analisti junghiani

Immagine: Kaapelitehdas