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La Quinta di Sibelius all’Opera di Roma – 31 gennaio



Per la serie di Concerti "Specchi del Tempo" del Teatro dell'Opera di Roma, Tito Ceccherini dirigerà la Quinta Sinfonia in mi bemolle maggiore di Jean Sibelius, pagina originale, sperimentale, di rara esecuzione, scritta in un momento di crisi, quando il compositore trovò ad interrogarsi sul suo linguaggio musicale in rapporto con i fermenti di rinnovamento che attraversavano tutta l'Europa. Nello stesso concerto si ascolteranno Prom di Franco Donatoni e il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven (pianista Sunwook Kim).

Sibelius iniziò a comporre la Quinta sinfonia, in mi bemolle maggiore, poco dopo l'inizio della Guerra, nel 1914, e prima ancora di portarla a termine cominciò a lavorare alla Sesta. La sinfonia in mi bemolle gli era stata commissionata dal governo finlandese che intendeva celebrare con un concerto solenne il cinquantesimo compleanno del compositore, e quell'8 dicembre 1915 fu anche dichiarato festa nazionale. Quel giorno fu lo stesso Sibelius a dirigere la sua nuova sinfonia, sul podio dell'Orchestra filarmonica di Helsinki, e con grande successo.



Ma il compositore non era contento del suo lavoro, e sottopose la partitura a due revisioni (la prima nel 1916, poi ancora nel 1919), riducendo i quattro movimenti originali a tre. Nella versione finale, che fu diretta ancora dall'autore, il 24 novembre 1919, e che rimane quella più eseguita, Sibelius modificò l'orchestrazione introducendo anche un clarinetto basso (in un organico per il resto molto convenzionale) e affidando molto del materiale tematico agli ottoni. Ma sembrò soprattutto spinto da un'urgenza di ridefinizione della forma sinfonica. Cercava di piegare le convenzioni della forma sonata a un ideale di naturalezza del discorso musicale («volevo dare alla mia sinfonia un'altra forma – più umana, più concreta, più vivida»), mirava a una sorta di germinazione organica dei motivi, attraverso una redistribuzione del materiale tematico (che resta peraltro molto "antimodernista", con le sue armonie consonanti, le linee che si muovono per terze parallele, i ricchi sviluppi melodici), un sofisticato gioco combinatorio che lo aveva già ossessionato nella composizione della precedente sinfonia.



Nell'aprile del 1915, nel pieno della composizione della Quinta sinfonia, Sibelius annotava nel suo diario: «[…] Ho passato la serata con la sinfonia. Con la disposizione dei temi. Quest'opera importante, che mi affascina misteriosamente. È come se Dio avesse fatto cadere dei pezzi di mosaico dal pavimento del suo palazzo celeste, e mi avesse chiesto di ricostruirlo».


Così i primi due movimenti della versione del 1915 finirono per saldarsi in un'unica pagina, concepita con una lenta, ampia introduzione che prepara l'innesto di uno scherzo veloce, col carattere di un valzer. Sibelius manipola letteralmente la forma sonata, e ne ricava una struttura assai complessa, che è stata oggetto di numerose analisi e di differenti interpretazioni, una struttura quasi circolare, con una doppia esposizione, e basata su una progressiva accelerazione che parte da un tempo moderato e finisce con un presto. Il movimento si articola in quattro sezioni, ciascuna con un proprio climax: un'esposizione in 12/8 (Tempo molto moderato) che inizia con un richiamo del corno (motivo che è la matrice di molti altri temi all'interno della sinfonia) e che presenta da sola ben sei temi; una riesposizione (Allegro moderato) dove gli stessi temi vengono ribaditi in forma variata; uno sviluppo (Poco a poco meno moderato) che accelera fino a sfociare nella quarta sezione, lo scherzo in 3/4, dotato di un suo trio, e ancora caratterizzato da una chiara progressione agogica (Allegro moderato ma a poco a poco stretto – Vivace molto – Presto – Più presto).



Il secondo movimento è una sorta di intermezzo (Andante mosso, quasi allegretto), costruito come una serie di variazioni sul tema del flauto, esposto all'inizio sullo sfondo dei pizzicati degli archi, variazioni poi affidate in gran parte ad intrecci dei legni.



Il finale segue una progressione agogica inversa rispetto a quella del primo tempo: da un inizio movimentato (Allegro molto, in 2/4) arriva a un grande rallentamento nel finale (Largamente assai). È una pagina molto ispirata, che si basa su una formicolante trama degli archi (nell'esempio), e poi su un tema ampio e solenne intonato da corni e tromboni, che è poi diventato una delle melodie più note di Sibelius. Segue una riesposizione del materiale tematico e una coda trionfale e radiosa dove ritorna il tema solenne negli ottoni, che risuona fino alla strana cadenza finale, con i sei grandi accordi, separati da lunghe, misteriose pause.





Roma, Teatro Costanzi


31 gennaio ore 20:30


Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma


Introduzione a cura di Stefano Catucci


direttore: Tito Ceccherini


pianista: Sunwook Kim





Franco Donatoni, Prom


Ludwig van Beethoven, Concerto per pianoforte e orchestra n.4


Jean Sibelius, Sinfonia n. 5