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Intervista: Peter Franzén – il vichingo finlandese

Il 18 febbraio ha debuttato negli Stati Uniti la quarta stagione della serie televisiva irlandese-canadese Vikings che vede nel cast due attori finlandesi, Peter Franzén nel ruolo del re Harold Finehair che cerca di diventare il re della Norvegia e rappresenta una potenziale minaccia per il re Ragnar, e Jasper Pääkkönen nel ruolo di Halfdan The Black, il fratello minore del re Harold. La serie televisiva del canale History scritta da Michael Hirst è diventata la serie via cavo più vista del giovedì sera negli Stati Uniti e gli ascolti live attestatisi per la quarta stagione sono tra i 2,2 e i 4,3 milioni ad episodio..Durante la rassegna Una Finestra sul Nord a Firenze abbiamo intervistato Peter Franzén che oltre ad essere uno degli attori finlandesi più conosciuti e produttivi, avendo recitato in più di 50 film e in diversi sceneggiati televisivi, anche esteri, è anche un regista e uno scrittore. È stato diverse volte candidato per il premio Jussi vincendolo tre volte, per esempio come miglior attore protagonista per il film Koirankynnen leikkaaja (Dog Nail Clipper). Ha vissuto diversi anni a Los Angeles, dove ha recitato accanto a Sean Penn nel film The Gunman (2015). Nel 2010 ha pubblicato il romanzo autobiografico Tumman veden päällä (Above Dark Waters) sul quale si basa il film scritto e diretto da lui. Nel 2013 è uscito il romanzo sequel Samoilla silmillä (With the Same Eyes) che speriamo di vedere prossimamente anche sul grande schermo.

Nella serie Vikings fa un ruolo molto da duro, le corrisponde questo tipo di personaggio che interpreta anche in altri film come per esempio in The Gunman?
Non posso dire che corrisponda al mio carattere anche se è vero che ho fatto tanti ruoli da criminale. In Vikings in realtà interpreto un re, ma è vero che i vichinghi erano un po’ fondamentalisti. Sono stato fortunato per aver potuto interpretare ruoli diversi, da quelli di criminali violenti a quelli all’altro estremo, come per esempio nel film Koirankynnen leikkaaja (Dog Nail Clipper) dove interpreto un giovanotto ferito in guerra.

È molto differente lavorare in una grande produzione internazionale televisiva rispetto al girare un film per esempio in Finlandia?
Il lavoro di per sé è lo stesso, tutti si concentrano e lavorano verso lo stesso obiettivo. Ma ovviamente il budget maggiore è molto visibile in una produzione gigantesca nella costruzione degli arredi scenici e nella quantità di comparse, si tratta di un macchinario enorme. A volte il budget di solo una puntata supera il budget di un paio di film finlandesi. Questa è la differenza più grande rispetto al lavoro in Finlandia o in Scandinavia.

Sente di portare una specificità nordica al cinema americano e internazionale?
Sì, si può dire specialmente nella serie Vikings perché vengo dalla regione da dove venivano i vichinghi, fanno parte della nostra storia, della nostra mitologia. Posso portare le cose a noi naturali come la natura e altri aspetti a noi importanti.

Ha diretto il film basato sul suo romanzo autobiografico Tumman veden päällä (Above Dark Waters). Il suo interesse per la regia è nato dalla voglia di raccontare una storia basata sulla sua vita personale, oppure ha intenzione o il desiderio di dirigere anche film scritti da altri in futuro?
Sto già pensando ai prossimi film. Sto per esempio leggendo una sceneggiatura americana che forse dirigerò, sto scrivendo la versione del regista e vediamo se ne nascerà qualcosa. Ci sono dei progetti in America che cerco di portare avanti. Invece, in Finlandia mi sono concertato sulle sceneggiature mie che però non sono tutte basate sulla mia vita ma sono il risultato di pura immaginazione. I temi legati alla mia vita, alla mia infanzia sono sicuramente dei temi che rimarranno anche perché è sempre bene difendere i diritti dei bambini e dei giovani e non bisogna mai dimenticare i temi legati all’emarginazione, nemmeno nel cinema. Ho comunque scritto anche sceneggiature su altri temi, secondo me anche ben riuscite ma vedremo come andranno avanti.
Per rispondere alla domanda, sicuramente sono interessato a dirigere anche sceneggiature scritte dagli altri. Come regista posso in ogni modo metterci il mio stampo personale.


Come ha vissuto la presentazione di un film così personale al pubblico, un film che tratta anche una tematica molto difficile?
È stato molto gratificante. Secondo me per essere il primo film è riuscito abbastanza bene e abbiamo avuto un gruppo di lavoro fantastico. Sono molto contento e felice del feedback ricevuto. Gli spettatori sono rimasti colpiti dal fatto che il film non è in nessun modo accusatorio ma racconta la storia in un modo caloroso e in qualche modo comprensivo. Anche se il film racconta la storia in qualche modo dal punto di vista di un bambino, si tratta comunque di un film indirizzato agli adulti, per ricordargli queste tematiche.

L’attore che interpreta il ruolo di piccolo Pete, Olavi Angervo, è stato molto bravo. È stato difficile trovarlo?
È stato incredibilmente facile. Abbiamo trovato Olavi durante il casting, è stato il numero 23. Prima di lui avevo visto un paio di candidati molto bravi che poi ho scelto per altri ruoli. Ma quando Olavi è entrato, non avevo alcun dubbio di chi dovevo scegliere. È stato bravissimo e siamo diventati buoni amici. È stato bravissimo a prendere e seguire le istruzioni, è riuscito sempre bene, è stato molto presente.

Olavi ha intenzione di continuare come attore?
Penso di sì. Sicuramente cercherò di impiegarlo di nuovo se capiterà un ruolo adatto a lui.

Lei è qui in veste di attore e di regista ma anche di scrittore, cosa si sente di più?
Sono molto felice e fortunato di aver potuto svolgere tutti questi ruoli che può svolgere un artista, un interprete. Come attore ho potuto raccontare e far parte della storia, come scrittore, invece, ho creato le storie e come regista posso realizzare tutto sullo schermo. E’ difficile dire quale mi piace di più perché tutti questi mestieri mi piacciono, e ogni mestiere porta con sé un diverso livello di responsabilità.

Cosa mi potrebbe raccontare di Koirankynnen leikkaaja (Dog Nail Clipper, 2004) per il quale è stato premiato con il premio Jussi per il miglior protagonista?
È stato un magnifico progetto di collaborazione con il mio amico, Markku Pölönen, è uno dei suoi film più belli. Per la lentezza del racconto è un film molto finlandese e riflette molto lo stile di Markku. È un film pieno di uomini selvaggi, affetto e comprensione verso la diversità. È stato un film impegnativo da realizzare ma una bella esperienza. Abbiamo girato perlopiù in inverno ed è stato bello vedere ricostruire i veri paesaggi di lavoro dei boscaioli. Questa esperienza mi ha veramente aiutato a capire quanto è stato difficile la vita nel dopoguerra per far ripartire la Finlandia e per pagare i debiti di guerra. Non è stato facile.

Quale sarebbe il ruolo dei suoi sogni? Oppure una storia che vorrebbe un giorno dirigere?
Ce ne sarebbero tanti. Non ho un vero e proprio sogno ma già da un po’ sto scrivendo una sceneggiatura storica. In realtà sto scrivendo un romanzo che dopo vorrei trasformare in sceneggiatura. Per ora non voglio rivelare l’argomento, ma si tratta di una storia abbastanza internazionale, situata in Finlandia. Questo sarebbe un progetto di film che vorrei realizzare. La sceneggiatura deve essere molto buona per attirare l'attenzione dei produttori.

Conosce il cinema italiano? Cosa le piace di più?
Del cinema italiano posso dire che certamente ho visto i film di Mastroianni, mi piace molto La Strada. Tutti questi classici sicuramente mi stanno vicino al cuore.

Le piacerebbe girare in Italia con un regista italiano?
Perché no, certo!

Toscana Cine News - la prima parte dell'intervista di Peter Franzén