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Una lezione su Kalevala a Trastevere

Come tutti sapete il Kalevala è l'epopea nazionale finlandese: a distanza di molti anni dalla prima pubblicazione curata da Elias Lönnrot (1835), continua ad essere oggetto di accurati studi.




Presso la sede dell'Associazione Suomi-Seura di via S. Dorotea, sabato 5 aprile si è tenuta la presentazione de La mitologia del Kalevala, libro pubblicato da VociFuoriScena Edizioni e scritto dal prof. Juha Pentikäinen (professore di etnografia nordica presso l'Università della Lapponia di Rovaniemi e fondatore del dipartimento di Religioni Comparate presso l'Università di Helsinki) in collaborazione con il dott. Vesa Matteo Piludu (docente di varie discipline tra cui Religioni Comparate presso l'Università di Helsinki). Entrambi - presenti alla presentazione del libro - vantano già altre pubblicazioni sul tema Kalevala e sulla mitologia finlandese; Pentikäinen in Italia ha già ottenuto due volte il Premio Internazionale Pitré-Martino per le sue opere di interesse etno-antropologico. Oltre a La mitologia del Kalevala, è stato presentato anche Gli dèi di Finlandia e Carelia di Mikael Agricola, considerato il padre della lignua finlandese, traduzione del peritesto poetico pubblicato nel 1551.




La mitologia del Kalevala è un'opera che affronta minuziosamente alcuni aspetti che riguardano questo poema epico. Pentikäinen, durante la presentazione, ha raccontato alcuni aneddoti della sua lunga carriera di ricercatore e studioso, dichiarandosi sempre onorato di incontrare finlandesi e i loro discendenti in giro per il mondo. Ad esempio nel 1989 mentre si trovava nella città di Pečora, nella repubblica autonoma russa dei Komi, ricevette la visita di tale sig. Paavo, un ingrico che si fece circa 300 chilometri in barca pur di incontrare Pentikäinen e parlare dopo tanto tempo la propria lingua natìa. Questo secondo il professore testimonia la necessità di perpetuare la conoscenza della propria lingua madre.




Tornando al Kalevala, Pentikäinen ha focalizzato buona parte del libro sulla figura dei runolaulajat, ovvero i cantori che hanno tramandato oralmente i runot tradizionali della cultura finlandese. Lui stesso ha avuto modo di conoscerne tanti, molti dei quali careli - in certi casi persino analfabeti - con cui ha intrattenuto delle durature collaborazioni. Il professore cita Marina Takalo, che conobbe negli anni '60 e che gli fece capire quali profondi aspetti si celano dietro questi canti, portandolo a sottolineare una differenza tra la visione del mondo dei runolaulajat maschili e femminili. Takalo era una donna anziana, la cui memoria funzionava ad intermittenza e spesso passavano mesi prima che potesse ricordare un nuovo runo. Da questo il professore dedusse che il canto è equiparabile alla vita, e la memoria è un patrimonio da cui attingere seguendo i ritmi umani e senza avere la pretesa che funzioni come l'apertura di una scatola. La sua esperienza si ampliò con l'avvento della perestrojka, che gli permise di varcare i confini con più pervasività per conoscere nuovi cantori e sciamani; l'esperienza stessa lo ha cambiato, fino a fargli dedurre che, come detto prima, il racconto è la vita stessa e di conseguenza è bene studiare sempre bene le profondità che si celano sotto le superfici. Ecco perché le ricerche etnografiche devono giocoforza essere molto lunghe, proprio per cogliere più sfumature possibili riguardo le persone intervistate.




Partendo da questi presupposti ed entrando nei dettagli ''kalevaliani'', secondo Pentikäinen le due versioni del Kalevala pubblicate da Lönnrot (nel 1835 e nel 1849, note rispettivamente anche come Vanha Kalevala ed Uusi Kalevala) sono molto differenti. Nel primo Lönnrot lasciò più spazio al punto di vista dei runolaulajat, mentre nel secondo il filologo originario di Sammatti ebbe l'intento di rendere il Kalevala più teso ad esaltare gli aspetti nazional-romantici, al fine di nobilitare il passato e la letteratura della Finlandia, in una visione quasi esclusivamente maschile dettata dalla sua ricerca di cantori che rispecchiassero il modello-Väinämöinen. Le battaglie hanno un ruolo centrale nella versione del 1849, cosa che ha reso l'Uusi Kalevala persino uno strumento di propaganda durante i due conflitti mondiali, per mostrare le origini fiere e guerriere del popolo finlandese. Pentikäinen ha sottolineato come questa realtà dovrebbe portare a riflettere con una chiave di lettura diversa in merito all'esito della Seconda guerra mondiale, che a suo giudizio per la Finlandia poteva costare la perdita dell'indipendenza e non solo di una parte della Carelia. Inoltre, il professore ha evidenziato come la prima versione del Kalevala seguisse in maniera circolare i ritmi scanditi dalla vita degli abitanti dell'epoca, mentre l'Uusi Kalevala si proietti nell'ottica protestante di Lönnrot ed alcuni personaggi nella trama assumono caratteristiche diverse rispetto ai canti rituali tradizionali.




Pentikäinen ha invitato tutti a riscoprire il Kalevala, anche cantandone alcuni versi ai propri figli; secondo lui, l'ultima forma di runo rimasta è la ninna nanna, che per certi aspetti mantiene le caratteristiche che hanno contraddistinto la nascita della cultura tramandata oralmente. In conclusione, La mitologia del Kalevala è un lavoro che troverà sicuramente i suoi estimatori nel nostro paese, dove molti artisti si sono ispirati all'epopea nazionale finlandese per produrre opere musicali e letterarie, anche in tempi recenti. Non bisogna dimenticare che le prime traduzioni nella nostra lingua, curate da Cocchi (1909) e Pavolini (1910), sono tra le più antiche d'Europa.




Gabriele Ludovici