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Finlandia, un esempio di successo europeo

Durante la crisi dei debiti sovrani, molti commentatori ed analisti economici hanno incolpato l’Euro di essere la causa della debacle economica che ha spinto l’eurozona in una profonda spirale recessiva e portato molti Paesi sull’orlo del default. Occorre però analizzare il caso di un Paese che all’interno dell’Unione Europea e della zona euro è riuscito a risollevarsi da una delle più terribili recessioni e crisi bancarie degli anni ’90: è il caso della Finlandia, il Paese più legato al progetto europeo nella penisola scandinava.


Alla fine degli anni ’80 l’economia del Paese viaggiava a gonfie vele e la disoccupazione era ai minimi storici (2,1% nell’estate del 1989). Tra il 1985 ed il 1989 il mercato azionario aveva triplicato la propria capitalizzazione e il valore delle abitazioni era raddoppiato. La legge bancaria del 1986 aveva permesso alle imprese finlandesi di finanziarsi da banche estere e la maggiore competitività aveva spinto i tassi al minimo. Nello stesso anno, la Finlandia aveva deciso di entrare nell’EFTA, l’Associazione Europea di Libero Scambio, restando tuttavia fuori dalla Comunità Europea. La classe politica e l’opinione pubblica del Paese scandinavo erano inebriati da uno dei più sostenuti boom economici della loro storia e ritenevano di avere in mano tutte le carte migliori per proseguire in questo esaltante trend di crescita. In quegli anni iniziò anche il boom del credito al consumo, che crebbe a ritmi vertiginosi, quasi raddoppiando di anno in anno.



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