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Discorso del presidente della Repubblica Sauli Niinistö all’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte



Discorso del presidente della Repubblica Sauli Niinistö all’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte.

7 ottobre 2014



Traduzione dal finlandese di Paola Brigaglia



La Finlandia ha la gioia e il privilegio di potersi presentare come Paese Ospite d’Onore alla Fiera di Francoforte, che sta per iniziare. Siamo più che entusiasti di poter essere oggi qui con voi.



Chi siamo, dunque, noi finlandesi e cosa abbiamo da offrire al pubblico mondiale della letteratura?



Siamo un paese in cui le donne hanno ottenuto i diritti politici come prime nel mondo, in cui la libertà di parola è ai livelli più alti nel panorama internazionale, il cui sistema scolastico è famoso per i suoi risultati eccellenti e la cui capacità competitiva è esemplare.



Siamo un paese in cui il giavellotto viene scagliato più lontano che altrove e in cui la modestia è considerata una virtù. Ci riconciliamo con il mondo nelle nostre saune, mentre ci percuotiamo le schiene con i rami di betulla, così come nei caffè di città, accanto a delle tazze di caffelatte, mentre scorriamo i social network.



La letteratura finlandese stimola l’intelletto e conforta l’emotività. È una sinfonia che unisce la narrativa a una lingua carica di tensione, in cui si passa dalla malinconia all’incanto, dalla disperazione all’onnipotenza e dal pianto solitario allo scoppio collettivo di risate.



Nei nostri libri scalpitano l’eterno saggio Väinämöinen, la regina Louhi, strega bisbetica e cattiva, il figlio del Dio del Tuono, sette fratelli attaccabrighe e Troll Mumin con i suoi amici. Un giovane fanciullo galleggia in una barca di giunchi trasportato dalla corrente del Nilo. Una ragazza attraversa in treno l’Unione Sovietica. Una investigatrice e madre risolve misteriosi delitti nei dintorni della capitale, mentre l’io-poetico confessa: “La lingua finlandese è per me una finestra e una casa. Io abito in questa lingua. È la mia pelle.”



La letteratura finlandese è come un racconto popolare narrato intorno al fuoco, con le guance che si infiammano e l’immaginazione che galoppa. È un’autobiografia storica, in cui la verità è colorita grazie all’aiuto della fiction. È un’analisi della contemporaneità tagliente, ma allo stesso tempo misurata, in cui trovano posto sia membri di famiglia che uomini politici, sia compatrioti che residenti all’estero, sia passato che futuro.



In una parola: Finnland. Cool. Proprio come espresso dallo slogan della fiera.



La letteratura finlandese è giovane. Quando venne fondata, nel 1830, la Società Finlandese di Letteratura, nella nostra lingua non esisteva ancora la parola “letteratura”. Venivano usati eufemismi o il termine svedese “litteratuuri”. La parola “kirjallisuus” fu inventata da Elias Lönnrot e apparve per la prima volta proprio nei verbali della fondazione della Società.



Giovane dunque, ma ha dimostrato velocemente la propria forza. La letteratura ha creato la finlandesità e la finlandesità la letteratura. Ve ne parlerò in breve, facendo accenno a diversi aspetti.



Il primo è la spinta dei finlandesi verso l’erudizione.



Nell’anno 1809 ci separammo dalla Svezia e passammo sotto il dominio della Russia, come granducato autonomo. La Russia era permissiva a quel tempo e in Finlandia iniziò a farsi spazio il sentimento nazionale. Adolf Ivar Arwidsson, uomo attivo per la causa della Finlandia, affermò: «Non siamo più svedesi, russi non vogliamo diventare. Orsù, siamo finlandesi!».



E così iniziammo a esserlo. Venne alla luce l’epopea nazionale Kalevala, il cui spirito di nazionalismo romantico incitò i finlandesi a lottare per l’indipendenza.



Nacque la nostra prima opera letteraria, I sette fratelli di Aleksis Kivi. Il messaggio dell’opera era quello di sottolineare l’importanza di saper leggere e scrivere: solo attraverso questo l’individuo poteva diventare un membro autonomo ed emancipato  all’interno della comunità. Non posso fare a meno di menzionare che qui alla Fiera verrà presentata un’eccezionale traduzione in tedesco del testo.



Nacquero anche molte altre opere di valore e si diffuse l’istruzione per tutti.



Ancora oggi, quasi 150 anni dopo la pubblicazione de I sette fratelli, il messaggio del libro rimane attuale. Noi finlandesi siamo un popolo di lettori. Circa l’80% della popolazione legge almeno un libro all’anno e un terzo almeno un libro al mese. Per quanto riguarda il saper leggere siamo tra i migliori al mondo.



Il nostro sistema bibliotecario soddisfa efficacemente il desiderio di leggere. I finlandesi si recano in biblioteca in media una decina di volte all’anno e la quantità di prestiti è di circa 70 milioni. Si tratta di circa un libro in prestito al mese per ogni finlandese, anche un po’ di più.



Forse è questa la risposta alla domanda che ci sentiamo porre spesso, su come inganniamo il tempo durante le buie serate invernali. Forse è la risposta anche alla domanda su come facciamo a posizionarci così in alto nei test PISA.



Il secondo aspetto è l’internazionalizzazione.



C’è un vecchio detto, secondo cui “la Finlandia è un’isola”. Noi venivamo considerati un paese piccolo, lontano, dalle grandi distanze e con pochi abitanti. La letteratura ha costruito un ponte che collega l’isola al continente e ha spalancato le porte verso il mondo.



La letteratura tradotta ebbe un ruolo significativo in questo viaggio incontro al mondo. Il movimento di risveglio patriottico cominciò a considerare la traduzione in finlandese un vero e proprio dovere nazionale. Inizialmente i più conosciuti furono i paesi nordici, la Russia e la Germania. I traduttori di libri avevano un doppio ruolo: essi dovettero anche sviluppare la nostra lingua scritta.



Anche gli scrittori finlandesi viaggiavano nel mondo, sia fisicamente che grazie ai loro racconti. E portavano con sé i loro lettori.



«Ho vissuto in Egitto, anche se non ci sono mai stato.» Si dice che lo scrittore Mika Waltari abbia pronunciato queste parole, quando gli si chiese come avvenne la nascita del suo grande romanzo Sinuhe l’egiziano.



Questo esempio, insieme a tanti altri simili, è una testimonianza di come il mondo, di libro in libro, si fece strada fin su nell’estremo nord. È altresì una testimonianza dell’essenza profonda della letteratura: da quell’”isola” si poté arrivare lontano senza fare neanche un passo su un ponte; si poté vivere in posti dove non si era mai stati.



Il mondo, da parte sua, percorse il tragitto verso la Finlandia e la nostra letteratura. Waltari portò anche altri, oltre ai finlandesi, a vedere l’Egitto. Un altro esempio dal passato è quello di Frans Emil Sillanpää che ricevette il premio Nobel nel 1939. Dopo aver ricevuto il telegramma di avviso, rispose: «Profondamente commosso, grazie da parte mia e di tutto il mio paese per l’onore concessomi, ritirerò volentieri il premio.» - Come ho affermato all’inizio del mio discorso, la modestia fa parte del carattere del popolo finlandese.



I successi degli ultimi anni della nostra letteratura indicano che anche da una piccola area linguistica possono sorgere delle stelle internazionali. La purga di Sofi Oksanen è diventata nel 2010 la nuova punta di diamante nell’esportazione della letteratura – i diritti dei suoi libri sono stati rapidamente ceduti a più di 40 aree linguistiche. Dopo La purga, le opere di Riikka Pulkkinen, Katja Kettu e Rosa Liksom sono state velocemente vendute in numerosi paesi e si sono iniziate a tradurre in molte altre lingue. In questo momento sono le donne a far da battistrada per gli scrittori finlandesi.



E questa strada ormai la percorriamo, con i libri sottobraccio, in tutte le direzioni. Con l’immaginazione e il pensiero, non ci sono isole, né ponti, né confini.



L’ultimo aspetto deriva proprio da qui. La letteratura non è soltanto finlandese, né soltanto tedesca; il suo messaggio non appartiene a nessun paese. La letteratura è una casa che mette in comune la mente umana e tutto ciò che ne scaturisce.



Ho provato a immaginare cosa succederebbe se da un libro che si sta leggendo venissero tolti tutti i segni di riconoscimento esteriori. Se non si sapesse chi l’ha scritto, né si rivelasse dove e quando la storia ha luogo. Se fosse soltanto un nudo racconto sui pensieri e i rapporti umani.



Che libro sarebbe?



Potrebbe essere proprio come quelli che ci sono rimasti dai tempi degli antichi greci; o quelli scritti da Shakespeare; o quelli illustrati da un calligrafo cinese; potrebbero averlo scritto Márquez, Soyinka, Doctorow o lo sceneggiatore dell’ultimo film di successo.



Sarebbe un messaggio universale sulla mente umana, perché in fondo eravamo e siamo tuttora così simili nell’amore e nell’odio, nell’invidia e nella compassione, nella felicità e nel successo, nella fede e nella sua mancanza.



È stato dunque già scritto tutto? A giudicare dai conflitti e dalle guerre, abbiamo ancora molto da imparare l’uno dall’altro. La letteratura ha un’importanza capitale per aprire la strada a comprendere come le stesse menti umane si manifestino in culture diverse. Dunque, mai si potrà scrivere o leggere troppo.





Photo: The two presidents and first ladies posing for photographers in the Finnland. Cool. pavilion (© FILI / Katja Maria Nyman)